Kuala Lumpur: le due anime della città malese

Kuala Lumpur: le due anime della città malese

Last Updated on 30 Gennaio 2023 by latartarugavolante

Kuala Lumpur, capitale della Malesia e città che sorprende per la sua unicità, per i suoi grattacieli dalle forme bizzarre che contrastano con la semplicità e le tradizioni della sua popolazione.

Kuala Lumpur è per me la città dalle due anime.

Il viaggio è nato quasi per caso, perchè dovevamo andare in Thailandia e il volo da Perth prevedeva una sosta di 10 ore a Kuala Lumpur. Così abbiamo pensato di allungare di alcuni giorni il viaggio, aggiungendo tre giorni a Kuala Lumpur.

Avevo letto un po’ di articoli riguardo la città e, a dire il vero, non ero partita molto entusiasta. Tutto ciò che trovato sul web era : vistare le Petronas, la Batu Caves e cibo. Mi sembrava poco attraente tutto ciò. Ma ormai avevamo i biglietti in mano ed era ora di partire.

Malesia flag

Non sono una grande fan delle città, eccetto New York naturalmente. “Proviamo a darle una possibilità, che dici?” Mi sono alzata con questo “mood” il primo giorno.

Primo giorno a Kuala Lumpur

Appena uscita dall’hotel, che si trovava in pieno  KLCC (Kuala Lumpur City Center), mi sono ritrovata davanti al vero e unico difetto della città: come si fa ad attraversare la strada? Eh si, le strade in centro città sono larghe, a volte sembrano le nostre autostrade. Non ci sono passaggi pedonali, nè semafori (se non alcuni, rari come i porcini a dicembre) e fra auto che sfrecciano e motorini che sembrano Valentino Rossi alla rincorsa di Marquez, ritrovarsi vivi dall’altra parte è un miracolo.

E miracolosamente siamo vivi. Dall’albergo ci siamo incamminati verso il cuore di KLCC, ovvero il grande parco ai piedi delle Petronas. Sono le dieci di mattina, non c’è anima viva in giro. Mi sa che siamo gli unici coraggiosi a camminare con quel caldo e soprattutto con quell’afa.

Kuala Lumpur Petronas

Petronas e il Suri

Il parco, con fontane e grandi alberi verdi è un bellissimo contrasto con l’argento brillante delle torri Petronas. Nonostante siano solo due chilometri di cammino, siamo già distrutti dal caldo. Le gocce cadono dai nostri visi, tanto che facciamo fatica a scattare foto decenti. Arriviamo alla fontana, mettiamo i piedi in acqua, beviamo un litro d’acqua tutto d’un fiato et voilà, ripresi e spendidi come sempre. Beh,no, a dire il vero Frank è ancora provato, lui odia il caldo afoso. E quando è così non parla ed io non oso dire nulla, sto zitta e vado avanti.

Io alla piscina del KLCC

Entriamo al SURI, il grande centro commerciale ai piedi delle Petronas. Oh my Gosh, che refrigerio. La testa si riprende, il corpo si rianima. Mi sento un galletto, vado di qua e di là, cercando di vedere un po’ tutti i negozi. Qui si trovano i negozi di grandi marche, nulla a che fare con oggetti malesi tradizionali. Di malesiano ci sono però i vari banchetti di cibo, quelli sì che sono originari: dal Nasi Goreng (riso fritto con pesce o carne condito con salsa piccantissima)  al Nasi Lemak (riso con pollo e curry) passando per l’Ikan Bakar (pesce alla griglia). Anyway, alle undici di mattina il mio stomaco non ce la fa a mangiare questi piatti, vado direttamente su un cappuccino e brioche al cioccolato.

cibo malese

MaTiC

Proseguiamo il giro. Abbandoniamo il KLCC e ci dirigiamo verso la KL Tower o Menara KL (Menara singnifica torre in malesiano). Camminiamo a filo della strada, cercando di evitare motorini, auto e bus colorati. Prima di raggiungere la torre ho la brillante idea di andare al Centro Informazioni turistiche. Chiedo ad un signore, il quale mi risponde indicandomi le Petronas. Riprovo con una guardia, che mi risponde di guardare su Waze (Waze è un altra app di navigazione, simile a Google Maps, ma in Malesia molto più diffusa). Così vado sul cellulare e cerco su google maps.

Mi sono dimenticata di prendere una SIM dati all’aeroporto, per fortuna avevo scaricato le mappe off-line, che però non funzionano per il percorso a piedi, solo con auto. Non vi dico la strada che mi viene indicata: per fare 1 chilometro in linea d’aria, in auto me ne indica dieci. Allora abbandono la mappa, e andiamo a “occhio”, ci inoltriamo nella giungla di cemento, con 35 gradi, 90% di umidità e a mezzogiorno. Perfetto direi.

La cosa che più mi diverte è perdermi nelle viuzze delle città.

Alle nostre spalle le meravigliose Petronas, che sembrano accompagnarci nel nostro cammino. Davanti a noi stradine strette, con condizionatori che sputano “fuoco”, marciapiedi strettissimi e ogni tanto qualche albero dalle foglie giganti. Camminiamo finchè vediamo un palazzo storico, bianco, con colonnate e con una grande bandiera Malese. Sembrerebbe proprio il Matic. Entriamo, ma non c’è nessuno, nessuna indicazione di un Ufficio Turistico e fa un caldo pazzesco.

palazzi di KL

Per fortuna c’è una guardia a cui chiedo lumi. Dopo alcuni tentativi di inglese misto malese, finalmente mi da alcune indicazioni, anche se non facili da seguire: entrate in quel palazzo, poi andate su con l’ascensore, attraversate la strada, scendete le scale, salite le scale e prendete la porta gialla. Su fino a dove? Quali scale? Peggio che peggio. Ma non ci facciamo abbattere, ringrazio la guardia e rientriamo nel “palazzo sauna”. Ascensore, usciamo a caso, vediamo delle scale colorate, vediamo una casa dal muro giallo. Finalmente ci siamo. Siamo al Matic , Malaysian Tourism Centre.

Il centro informazioni ha meno informazioni di me, trovo giusto una mappa, il resto mi dicono di scannarizzare un QR-code. Ma io non ho datiiiiiiii!!!!! Qui sembra impossibile girare senza connessione, in realtà si può fare, ed è anche più divertente.

Il MaTiC si trova in un edificio storico, un bellissimo esempio di palazzo coloniale del 1935. Pensare che all’epoca si trovava al centro di un prato di orchidee grande sei acri. Ora si trova incastrato fra palazzi e grattacieli, di orchidee nemmeno l’ombra. Ma al suo fianco un bellissimo Ficus da cui scendono liane grosse e spesse, tanto che mi vien voglia di prenderne una e fare a mo’ di Tarzan.

Kuala Lumpur Matic

Kuala Lumpur Tower

Riprendiamo il cammino. Ora che ho una bella mappa di carta in mano mi sento una Regina. Ah, Frank come sta? Dopo il frescolino del Suri e dopo una fresca Coke, sembra rinato… e non sa ancora che stiamo affrontando una mega salita.

Per arrivare alla Menara KL bisogna risalire una collina.

Si può seguire la strada asfaltata, oppure percorrere il cammino dentro un vera e propria giungla.

Prendiamo un sentiero stretto e buio. La strada si inerpica su una collina, talmente ricoperta di ficus, palme, grandi alberi di cui non conosco il nome, che ci si dimentica di essere nel bel mezzo di una città moderna. Passeggiando lungo il sentiero mi fermo mille volte, affascinata dalle strane forme delle piante. Ah guarda quella? Le foglie verdi hanno la punta gialla e sono piegate verso se stesse, tanto da creare una grotta. E guarda questa? Una felce dalle foglie enormi piegate a ventaglio, mi ricordano le gonne di quando avevo cinque anni che mi faceva mia mamma, quelle a ruota plissettata.

la giungla a KL

Fra una pianta e l’altra, ecco spuntare qualche scimmietta. Atterrano sulla spalla e giocano con i ganci dello zainetto, sono così vispe e furbe che mi rubano la bottiglietta d’acqua e in un secondo si rituffano nella giungla.

Camminiamo per mezz’ora quando finalmente fra le fronde degli alberi vediamo una luce rosa. E’ laTorre, ci siamo e sgrondiamo di sudore. Prendiamo un altra coca cola per riprendere i sali minerali ed entriamo nella Torre. Non ci sono turisti. Alla biglietteria chiedo informazioni su orari e costi, su cosa vedere, così decidiamo di ritornare nel tardo pomeriggio.

KL e il verde

Tutta sta fatica per nulla? Frank borbotta. Ma in realtaà ci siamo goduti la giungla di Kuala Lumpur.

Stavolta si scende. In meno di dieci minuti siamo all’hotel e in due secondi siamo già in ammollo in piscina.

La miglior vista dall’alto di Kuala Lumpur

Sono le cinque e la città inizia a popolarsi, iniziamo a sentire clacson, gente che chiacchiera, motorini impazziti. Eh già, Kuala Lumpur dopo le cinque di pomeriggio è tutta un altra cosa.

Per non rifare la salita prendiamo un Grab (ovvero l’Uber asiatico, che avevamo già preso nel nostro viaggio in Borneo). Di solito si sceglie la meta, click e si prenota l’auto. Ecco fatto, 5 minuti e arriva. Apro l’app e tengo sotto controllo la “macchinina rossa”. Sta arrivando, deve essere ferma ad un semaforo, ecco, si muove, 1 minuto e arriva…una curva e … e… ma dove va, la vediamo prendere la strada opposta al nostro albergo… l’app mi segnala che ora arriva in 15 minuti! Ma come, era qui, chi cavolo sta guidando, ma ci è o ci fa. Vabbè, dopo 20 minuti di attesa, la macchinina rossa continua a girare a caso, così decidiamo di “cancellare” e prendere un nuovo autista. Fatto, due minuti ed è qui.

Menara KL

421 metri di Altezza

Arrivati alla Menara KL. Prendiamo l’ascensore e ci siamo. Siamo a 421 metri di altezza. La Torre è spettacolare. Si può camminare tutt’attorno, la vista è di 360 gradi, si vede tutta Kuala Lumpur, si vedono le due Petronas e la nuova Merdeka. Si vede la città moderna, le case tradizionali e si vedono le Moschee. Una vista davvero incredibile.

Menara KL

Per chi mi chiede dove vedere la città dall’alto, per me la risposta è senza dubbio KL Tower. Costa un po’ di più (vedi costi e info sull’articolo  Mini Guida di Kuala Lumpur) ma ci si diverte un sacco. Eh già perchè da qui non solo si ha una vista pazzesca, ma ci sono anche due box di vetro che sono “breathtaking“.

Glass Boxes

I boxes sono a sbalzo, cioè si vede la città dall’alto non solo dalle pareti, ma anche guardando per terra. Cosa che io ho evitato fino all’ultimo.

Tolta le scarpe, sono entrata guardando il cielo e con le braccia in avanti, come fossi un sonnanbulo. Arrivata all’angolo, sempre con il naso all’insù, mi giro di scatto e dico “veloce veloce Frank, fammi una foto“. Frank prende la macchina fotografica e inizia a dirmi, girati di qua, guarda un po’ in giù, spostati indietro. Le mie gambe iniziavano a fare “giacomino”. Ma poi, all’improvviso, non solo per quale magia, la paura è scomparsa e ho iniziato a godermi la vista da ogni lato del box, compreso i piedi. Ce l’ho fatta! Ero così contenta che sono entrata nei due boxes varie volte, tanto non c’era gente.

Boxes a Menara Tower

N.d.R: nei periodi di alta stagione si può entrare nei box e rimanere giusto 1 minuto e mezzo, c’è una guardia che controlla e fa partire un timer. Ma questa volta c’era pochissima gente, così ci siamo tutti divertiti a guardare, fotografare e ballare sul box.

Abbiamo visto il tramonto da qui. Il sole era un po’ appannato, ma proprio la nebbiolina rendeva l’orizzonte quasi magico, i palazzi neri erano appena accennati ed in tutto ciò splendevano, come punte di diamante, le due Petronas.

Merdeka Tower

tramonto a Kuala Lumpur

Abbiamo atteso il buio da quassù, e quello che abbiamo visto era una cartolina. Luci colorate, luci argentee, il buio pesto che esaltava le diverse forme dei palazzi. Non vi dico nulla di più … vi lascio alcuni scatti di quella notte.

 

Kuala Lumpur di notte

Kuala Lumpur alla notte

Kuala Lumpur e la Merdeka di notte

Secondo giorno a Kuala Lumpur

Questa mattina l’idea è di visitare la zona più “tradizionale” di Kuala Lumpur. La scelta era, o prendere i bus gratuiti Go-KL(ma le linee sono scomode da prendere), o prendere Grab per i vari tratti di strada o prendere l’Hop-on Hop-off. Abbiamo optato per il bus rosso, l’Hop-on Hop-off e mai scelta è stata più azzeccata.

Siamo saliti nel bus dalla prima stazione, quella di Bukit Bintang (vicino al Pavillon). Io subito mi precipito fuori, mi siedo e ammiro il panorama sotto il sole cocente. Frank? Dov’è sparito? Mi giro e lo vedo sorridente dentro, a -20 gradi.

Il bus parte, ci godiamo la vista della prima parte della città, fino alla fermata di China Town.

China Town

Qui scendiamo. Visitiamo la parte più calda, caotica, odorosa di Kuala Lumpur: banchetti di cibo fritto, gente che pulisce galline così come noi mangiamo un gelato, piccoli templi decorati di fiori e frutta incastrati fra condizionatori e muri. E non mancano certo ristorantini, ancora chiusi con sedie di plastica rossa scolorite dal sole, accatastate davanti in attesa dell’apertura. Ci sono poi i negozietti ambulanti, che vendevano di tutto un pò: borse Luis Vitton, gli immancabili occhiali Ray Ban e scarpe Adidas. Siamo nella famosa Jalan Petaling, dove oltre alle viuzze si trova anche il mercato coperto più grande di Kuala Lumpur.

Templi a Kuala Lumpur

China Town a Kuala

Io mi diverto a guardare le “bancherelle”, ma ancor più mi piace vedere la fantasia con cui creano questi banchi, le idee di come si collegano alla corrente elettrica o di come si inventano marchi simili a quelli famosi. Soprattutto, mi piace fermarmi e parlare con loro, malesiani sorridenti, cinesi indaffarati, indiani che fanno confusione. Eh già perchè in Malesia c’è realmente un mondo di nazionalità, un mondo di gente provenienti da ogni parte.

Kuala Lumpur e China town

Abbiamo camminato per un po’ attorno al mercato, finchè non ci siamo ritrovati davanti ad un bellissimo tempio rosso fuoco, il tempio di Guan Di.

Guan Di Temple

E’ bellissimo. Entriamo cercando di fare meno rumore, ma è dura, visto che al primo scalino inciampo e per non cadere come una pera cotta mi aggrappo ad una tenda rossa, che puntualmente scivola giù. Mi ritrovo per terra ricoperta dalla tenda. Per fortuna io, la macchina fotografica e la tenda siamo tutti illesi. Rido, lucky me non c’era nessuno nelle vicinanze.

Cammino nel tempio, è un camminare lento e al tempo stesso elettrizzante. Rimango a bocca aperta davanti alle candele, alle statue, alla maestosità del luogo.

Tempio cinese Guan Di a Kuala Lumpur

Non capivo cosa fosse scritto, ma ne percepivo la spiritualità.

Mi avvicino ad un signore seduto davanti ad una teca d’orata, e provo a chiedergli cosa fosse questa teca e cosa significasse questo tempio.  Il signore, un po’ anziano, dalla faccia quadrata e gli occhi socchiusi, mi guarda, mi parlotta qualcosa in cinese e poi mi invita a prendere una di quelle candele, e mi fa cenno di tenderla verso il cielo (ecco perchè i templi sono aperti al loro interno), e poi abbassare la testa e lasciare che il fumo mi sfiori lentamente.

Non ho capito esattamente il significato, ma nel farlo mi sono sentita parte di quel tempio, parte della loro cultura, un pò più viaggiatrice che turista.

Il Tempio di Guan Di è uno dei tempi cinesi taoisti più grandi di Kuala Lumpur, famoso perchè le statue principali sono realizzate tutte di legno massiccio e soprattutto perchè qui si trova il Guan Dao di rame da 59 kg., ovvero una spada cinese che molti credono abbia un potere speciale, se viene alzata può proteggere e portare fortuna.

Peccato che fosse rinchiusa in una teca di vetro, se no l’avrei toccata mille volte, per proteggere tutte le persone che amo, per portare fortuna a tutti voi. Ma non importa, noi la fortuna ce l’abbiamo già, finchè sogniamo di viaggi da fare, di nuovi popoli da conoscere… questa è la nostra “Cáifù“.

Tempio Guan Di a Kuala Lumpur

PARCO BOTANICO E KL BIRD

Abbiamo ripreso il bus, sosta veloce al Parco botanico dove abbiamo visitato il KL bird.

E’ uno dei parchi più grandi al mondo per gli uccelli. Ci sono più di 3000 uccelli di ogni specie, liberi di volare perchè non sono in gabbia. In realtà non sono proprio liberi, perchè ci sono enormi reti altissime che impediscono agli uccelli di volare via, ma almeno si vedono volare, stendere le loro ali e librarsi in volo. Quasi come essere all’interno di una foresta tropicale.

Non so quanti uccelli abbiamo visto, di quante specie diverse, di quanti colori diversi. Ognuno con un suo canto, ognuno con un battito di ali diverso. Quanto avrei voluto conoscerne i nomi e la storia, ma a dire il vero mi sono riempita di occhi della loro bellezza e questo mi è bastato.

Il Parco Botanico è un enorme polmone verde, un ennesimo polmone verde in questa città di cemento.

traffico a Kuala Lumpur

MERDEKA SQUARE

Penultima tappa del nostro giro è la Merdeka Square.

Non so perchè, ma eravamo gli unici che scendevano e salivano  dal bus, tutti gli altri stavano comodamente seduti all’interno, in pochi guardavano dall’alto i palazzi , molti stavano con la testa abbassata davanti allo schermo del cellulare, come se la vita scorresse attraverso lo smartphone. Questo non lo capirò mai.

Anyway. Siamo scesi alla fermata della piazza Merdeka . Era pressochè vuota, erano le una di pomeriggio, il cielo era azzurro con ciuffi di nuvole bianchissime. Faceva il solito caldo infernale e nessun alito di vento. Ma la bellezza di quella piazza compensava ogni goccia di sudore.

Kuala Lumpur Sultan Abdul Mosque

La piazza è enorme.

Da un lato l’imponente edificio del Sultano Abdul Samad, che con il suo color rosa antico, gli archi e i porticati mi ricordava i palazzi moreschi visti a Singapore. La torre invece con l’orologio è una replica in piccolo del Big Ben di Londra .

Dietro il Palazzo, si trova la confluenza fra il fiume Gombak  e il fiume Klang, ma soprattutto si erge la bellissima Moschea del sultano Abdul. Quando siamo arrivati noi, era tempo di preghiere e la stavano chiudendo, ma la guardia, quando gli ho chiesto “posso?!” forse guardandomi sfigurata dal caldo, mi ha lasciato entrare, così mi sono potuta guardare con calma i giardini, gli archi e le cupole della moschea più antica di Kuala Lumpur.

Moschea del Sultano Abdul a Kuala Lumpur

Appena sono uscita ho incrociato una ragazza dal vestito rosso, una sposa che, vedendomi con la macchina fotografica in mano, mi ha chiesto di farle qualche foto… era così felice, che non ho potuto dirle di no. Mi ha lasciato il suo indirizzo email e per ringraziarmi mi ha regalato una collano di fiori rossi che aveva addosso. Poretta la collana, neanche il tempo di rientrare in hotel che si era già sciolta.

TITIWANGSA

Ultima tappa del nostro giro hop-on hop-off, ultima grande enorme fatica. Unici che fermano al Titiwangsa.

Nella mappa era segnato un grande lago. E quando vedo acqua i miei occhi brillano. Scendiamo, accaldati più che mai, troviamo un piccolo “food-truck” e compriamo due lattine di coca cola. Io non amo molto la Coke ma quando fa caldo in effetti ti dà la carica giusta. Chiedo ai ragazzi del bar dove si trova il lago, mi guardano stralunati, parlottano un pò in malese e scuotono la testa. Allora gli mostro la mappa, si guardano fra di loro sorpresi, come se avessero scoperto che a poca distanza ci fosse un lago. Ma nulla, non hanno la più pallida idea di come raggiungerlo.

Mercati locali a Kuala

Eh si che guardando la mappa sembrava lì, a pochi passi.

Non demordiamo. Ci incamminiamo. Passiamo attraverso un ospedale, poi una scuola, finchè arriviamo all’entrata di un parco. Caldo, afa, sole, nessuno nei paraggi. E del lago nemmeno l’ombra. Eppure deve esserci, mi ripetevo. Frank è sfatto. Abbiamo finito tutte le scorte di acqua. Vuole tornare indietro. Ma io gli dico, dai è qui, è vicino!. Camminiamo ancora, ci sediamo sotto l’unico alberello lungo un ruscello pieno di bellissime e colorate ninfee. Stendo la mano e sento qualcosa di molle e freddo… urlo, oddio cosè? Un grande varano anche lui alla ricerca di un riparo dal sole, che prende ancor più paura di me e se ne scappa verso l’acqua.

Varano al Lake titiwangsa

Il Lago Titiwangsa

La scarica di adrenalina mi dà energia. Mi alzo e da sola mi incammino. Arrivo ad un ponticello e da li vedo il lago, un grande lago. Corro verso Frank e sorridendo gli urlo “evvaiiii, abbiamo trovato il lago“. Da quel momento in poi il mio unico obiettivo era trovare acqua da bere. Vedo alcune bancarelle, ma nulla, solo Nasi Goreng. Altre bancherelle, nulla, solo riso e succo di mango fresco (non compro nulla che non sia imbottigliato quando sono in giro). Finalmente ne trovo una con acqua, semplice, buona e fresca acqua in bottiglia.

Lago Titiwangsa a Kuala Lumpur

Titiwangsa Kuala Lumpur

Da quel momento il lago, il cielo, il panorama tutto era spettacolare. Ci eravamo reidratati e ora i nostri occhi erano in grado di vedere la bellezza di quel luogo.

Il lago Titiwangsa è davvero una favola. Verde, pieno di alberi di cocco e banyan enormi, grandi cespugli di strani fiori arancione, e uno skyline della città inimmaginabile. Ci siamo persi a scattare qualche foto, ma soprattutto ci siamo rilassati seduti sull’erba verde estasiati davanti alla vista di tutti quei grattacieli dai colori diversi, dalle forme diverse, era un po’ come essere spettatore di una città in continuo movimento. Guardando i grattacieli e le numerose gru, mi sembrava quasi di vedere il futuro di Kuala Lumpur proiettato in uno schermo  gigante. Era strana la sensazione: pace assoluta qui al Lago, confusione, rumori, cantieri e gente laggiù.

Skyline Titiwangsa

Dal Lago alla fermata del bus saranno stati 300 metri, ma noi avevamo preso il lato opposto e ne avevamo fatti 2 di chilometri. Quindi se scendete dalla fermata del bus, proprio davanti all’imponente teatro dal tetto blu, prendete la stradina sulla sinistra. Easy.

LA SERA DELLE FONTANE DANZANTI

Rientriamo in hotel, bagno in piscina per riprendere le forze, cambio d’abito e via, verso il parco del KL, per vedere lo spettacolo delle fontanze danzanti. A dire il vero le avevo già viste in Las Vegas e a Dubai, ma ogni volta è sempre una emozione.

Non so perchè, ma sentire la musica di Bocelli a tutto volume, vedere le fontane danzare seguendo le note, i colori dell’acqua mutare al mutare dell’energia della musica, la potenza dell’acqua, tutto ciò mi emoziona.

Spettacolo alle 8 di sera, che dura mezz’ora. Non c’era tantissima gente, tutti erano composti, seduti lungo il piccolo lago ai piedi delle Petronas. Unico dolce rumore era la musica.

Le Petronas Tower a Kuala Lumpur

The amazing Petronas Tower in Kuala Lumpur

Terzo giorno a Kuala Lumpur

Oggi abbandoniamo per un po’ la giungla di cemento per visitare la parte a nord della Malesia, dove si trovano le piantagioni di te.

CAMERON HIGHLANDS

Abbiamo noleggiato un auto con autista, così da poter essere liberi di muoverci senza il solito itinerario delle Cameron. Noi volevamo vedere le immense piantagioni di te.

A parte i primi 50 chilometri “a passo d’uomo” (Kuala Lumpur è molto molto trafficata), il viaggio è stato molto rilassante. Mano a mano che procedevamo verso nord, vedevamo i grattacieli diventare sempre più piccoli, piccoli fino a scomparire. E al loro posto la vista è stata inondata dal verde “parakeet” delle enormi, grandissime piantagioni di te. Ma non un te qualsiasi, è il BHO, il te nero della Malesia.

Cameron Highlands vicino Kuala Lumpur

Ci siamo fermati alla piantagione di te e li abbiamo seguito un percorso per conoscere il te, le foglie, come si raccoglie e come lo si lavora. Il nostro “cicerone” era simpatico, un ragazzo di vent’anni o poco più che si vedeva che amava il suo lavoro. Ci ha raccontato della storia del te, della difficoltà della raccolta e di come per loro sia la bibita per eccellenza. Il vero te malese è fatto con il te nero, zucchero e latte. Il colore è marroncino, il gusto terribile (per me naturalmente), ma solo i malesiani doc lo sanno prepare nel modo giusto. Il Teh Tarik lo si tramanda di generazione, un po’ come per me fare gli gnocchi.

Kuala Lumpur e le piantagioni di Te

Lasciata la piantagione, ci siamo riempiti gli occhi di queste distese verdi, ondulate come fosse un oceano verde smeraldo. Era così bello, pomposo che sembravano grandi distese di velluto.

Mercato malese

Prima di rientrate il nostro autista ci ha consigliato di fermarci al Kea Farm, dove si trovava un mercato tipico malese. Qui abbiamo assaggiato frutti i cui nomi non conoscevo, frutti mai visti, squisiti, eccetto uno.

Kuala -Lumpur e il cibo

I primi erano bruttini a vedersi, grinzosi, marroni, ma dentro avevano un cuore dolcissimo (è il Mangostano, forse il mio frutto preferito). Poi delle palline rosse pelose, dal cuore gelatinoso, buone, non buonissime (i Rambutan). Mentre l’ultimo era affascinante, sembrava una grandissima mela gialla con la corazza, tipo una granata. Ed in effetti l’effetto bomba c’è. Il venditore ci ha detto che era buonissimo.

Si chiama Durian, è il frutto tipico della Malesia. Senza ombra di dubbio si fa notare, non solo per la forma, ma per l’odore, forte, tipo “calzini usati e mai lavati da 10 giorni”. Il signore lo apre, l’interno è giallo vivo come il Mango, e l’odore è ancora più forte, formaggio andato a male da anni. Ne assaggio un pezzo piccolissimo … oddio stavo vomitando. La linqua sembrava incollata e non riuscivo a parlare, era come mangiare un caco crudo puzzolente, avete presente? Le mani erano così appiccicose che parevano incollate con l’Attack.

il Rambutan malese

il Mangostano malese

Il tipo ha iniziato a ridere e la guida ci dice “beh, in effetti a non tutti piace il gusto”. Non è che non piacesse, era una cosa disgustosa. Per compensare, il venditore ci da una “cosa” color arancione, dice che è un dolce. Dico di no al dolce? Lo mangio e peggio che peggio. L’effetto era come mangiare foglie secche umide e terrose. Mi dispiaceva dimostrare che non le avevo affatto gradite, così le ho sputate di nascosto in mano e messe in tasca. Tanto per darvi un idea, ho dovuto buttare via i pantaloncini, tanto ne erano intrisi.

Kuala Lumpur in sintesi

Sono terminati così i miei tre giorni a Kuala Lumpur. Una città che realmente mi ha sorpreso.

E alla fine non sono andata alle Batu Caves, e non mi sono pentita.Da quello che ho potuto capire parlando con le persone del posto, sono diventate una meta super-turistica, perfino le scimmie si stanno stancando di fare da “macchiette”. Magari con il tempo perderanno la fama di “best to see in KL” così da ritornare il posto sacro che era un tempo. Io ho preferito saltarle e visitare le piantagioni di te delle  Cameron Highlands.

io e le Petronas di Kuala Lumpur

Di Kuala Lumpur mi è piaciuto ogni piccolo particolare,

dall’argento delle Petronas, al rosa antico della Menara KL, passando per il verde della giungla e il blu del Lago.

Kuala Lumpur è poi cibo, cibo ovunque e ad ogni ora. Mercati, banchetti, carretti, ogni mezzo e ogni posto è utile per trovare da mangiare.

Ho amato la quotidianità della gente, la spettacolarità di alcuni grattacieli, l’ingegno della città con i suoi marciapiedi sopraelevati con aria condizionata. Mi ha colpito la pulizia della città, alle sette di mattina la città brulicava di uomini anziani con scopa di paglia intenti a spazzare via le foglie dai marciapiedi.

la gente di Kuala Lumpur

Sono rimasta sorpresa della gentilezza della gente, della umiltà del suo popolo e dal ritmo esplosivo di questa grande metropoli moderna, dove ai grattacieli si contappone la tradizione dei templi, dove la modernità delle strutture fa da contraltare alla spirtualità della loro anima.

Questo è ciò che mi piace di un posto, quando mi emoziona, quando mi fa imparare qualcosa, quando mi fa sentire viva.

Viaggiare, cambiare la visione del mio mondo, questo è ciò che alimenta la mia anima.

Entrare in contatto con culture molto diverse dalle nostre, mettersi alla prova, rendersi conto che alla fine siamo tutti così simili.

Amo viaggiare in luoghi così, come Kuala Lumpur. Torno ricca, ricca di cose viste, di odori strani che mi sembra ancora di sentire, di suoni inusuali … tutto ciò mi arricchisce, ho aggiunto ancor più materiale per i miei sogni.

Menara KL dio sera

 

 

 

 

 

 

2 Replies to “Kuala Lumpur: le due anime della città malese”

  1. Anna, che bellissimo viaggio. Leggendoti ho quasi sentito gli odori della città. Foto pazzesche, mannaggia a te, ora mi devo segnare anche Kuala Lumpur. Grazie come sempre, è un piacere leggerti.

    1. Grazie Lucrezia, in effetti è da vedere… Certo che il mondo è così bello che è tutto da esplorare. Buon anno Lucky

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