Karijini National Park e le sorprese lungo la Road 95

Karijini National Park e le sorprese lungo la Road 95

Last Updated on 30 Gennaio 2023 by latartarugavolante

Karijini National Park, una delle zone più remote del Western Australia, la più wild e la più rossa.

Per raggiungerlo si può optare per la strada costiera, ovvero quella che passa per Geraldton, Carnarvon, con deviazioni per Exmouth e Shark Bay.

La strada che costeggia l’oceano è la Road 1, ovvero la strada che fa tutto il giro dell’Australia, percorrendo 13.682 chilometri di costa. Ecco, un altro sogno nella mia “bucket list”:)

In alternativa, per raggiungere il Karijini National Park si può scegliere la strada interna, quella cosiddetta dell’inland, la Road 95, che da Perth arriva fino a Port Hedland.

Quest’anno a causa del Covid non siamo riusciti a viaggiare in altri stati australiani, men che meno ad uscire dall’Australia. Ci abbiamo provato. Prima con un biglietto per Cairns, ma causa lock-down a Perth per “un solo” caso Covid, abbiamo dovuto cancellare il viaggio e accettare un voucher aereo. Poi, temerari, abbiamo organizzato un altro viaggio, questa volta nell’isolato Northern Territory (non ci sono mai stati casi!), ma non appena abbiamo avuto in mano il biglietto, non capita un singolo ed isolato caso ad Alice Springs? Che fare, un bel lock-down ed ecco un secondo voucher.

il nostro Apollo verso il Karijini

Temerari si, ma pazzi no. Quindi Western Australia forever. Così abbiamo deciso di trascorrere un po’ di giorni d’inverno al calduccio, visto che quest’anno l’inverno in Australia è simile a quello Italiano, con piogge torrenziali, vento e freddo. L’unico modo per trovare caldo, rimanendo nel Western Australia, è andare a nord, più a nord si va e più caldo si trova. Allora vaiiii… prenotiamo il nostro fidato minivan (questa volta andiamo con l’Apollo, lo abbiamo chiamato Happy), carichiamo il van con le nostre vettovaglie e partiamo all’avventura lungo la strada 95 direzione Karijini National Park.

Abbiamo deciso di prendere la Strada 95 per raggiungere il Karijini National Park, strada odiata da molti… capiremo solo “dopo” il perchè.

Non avevamo in realtà un programma. Volevamo rivedere il Karijini National Park con più calma, ma in primis il desiderio era quello di scoprire nuove zone, nuovi posti, posti che potessero sorprenderci.

La prima tappa è stata Morawa e Yalgoo.

Morawa è il cuore della Wildflowers Way. La strada che porta a Morawa è inondata da fiori gialli. Campi enormi di canola oil (colza) che sembravano un oceano giallo tutto attorno a noi. Il giallo era così luminoso e il cielo così azzurro che sembrava di essere dentro un dipinto. Abbiamo percorso quasi duecento chilometri fra campi di colza da una parte e campi verdi smeraldo dall’altro. Proprio come la bandiera brasiliana, anzi , proprio come i colori dell’Australia.

Sapete perchè i colori dell’Australia sono il giallo e il verde? Perchè il fiore emblema dell’Australia è la Golden Wattle ovvero la mimosa. E dal colore dei suoi fiori gialli e dalle foglie verdi, arriva proprio il bicolore che rapprensenta l’Australia. La mimosa, soprattutto quella “selvatica” è presente ovunque in Australia, soprattutto nella zona sud-est.

Alle cinque e mezzo di sera arriviamo al Morawa Caravan Park, campeggio gestito dalla municipalità.

fiori gialli

Qui troviamo un signore che gestisce il campeggio (si chiamano “caretaker“), che ci racconta un po’ del campeggio e della città.

Con il minivan è bello viaggiare, perchè una volta arrivati non serve fare nulla, è già tutto pronto per cenare. Poi togliamo il tavolo, mettiamo le lenzuola, il piumino e siamo pronti a dormire. Ore otto di sera. Nessun rumore attorno a noi, pochissima luce, no connessione del telefono e un freddo “becco”. Mi sono infilata nel piumino senza respirare, senza muovermi troppo, ogni minimo movimento era una ventata di gelo che arrivava. Con doppio pile, cappello di lana e calzini, non riuscivo a prendere sonno tanto ero congelata. Il naso era una stalattite. Frank, che di solito è caloroso (e mi fa da stufetta), era congelato pure lui. “E dire che eravamo alla ricerca di caldo, vero Frank?” Ci mettiamo a ridere, ridevamo come fossimo ubriachi… di freddo.

Sveglia alle 6, tanto erano 10 ore che eravamo stesi ah ah ah. Non vedevo l’ora di partire, più che altro per accendere il riscaldamento del van.

Yalgoo e i fiori selvatici

Da Morawa prendiamo una scorciatoia, una stradina di campagna, dove per un ora non incrociamo nessuno. Arriviamo ad una curva e che troviamo? Nel mezzo di un campo una motocicletta enorme, fatta con pezzi di aratro e di macchinari vari. Non potevamo non salirci, visto il nostro amore per le motociclette.

la moto a Yalgoo

Riprendiamo la strada direzione Karijini e da lì fino ad arrivare ad incrociare la strada 95 facciamo un altra immersione in oceani di fiori dai colori diversi. Dapprima distese di campi bianchi, grandi margherite le cui foglie sembravano di carta, tanto che a camminarci vicino facevano rumore . Poi è stato il turno dei fiori rosa, dal rosa appena accennato al rosa fucsia, rosa e solo rosa.

Quest’anno è stato un inverno molto piovoso. Se da una parte è una scocciatura per noi “umani”, è invece una gioia per i fiori, che non sono mai stati così belli e fitti come quest’anno. C’e sempre una ragione per tutto, se piove ci sarà un perchè.

viaggio sulla 95, campi di fiori rosa

Mount Magnet e The Granites

Siamo passati varie volte a Mount Magnet, ma non gli abbiamo mai dato la possibilità di mostrarci le sue bellezze. Eh già, ogni volta eravamo di fretta, così ci fermavamo al distributore e via, al nord o ad est, ma mai fermati. E così fanno quasi tutti.

Mount Magnet invece è proprio una bella cittadina… si ok, non aspettatevi palazzi, ristoranti e “mondanità”, ma vale la pena fermarsi, è una tipica cittadina dell’outback australiano. Come sempre sosta all’Ufficio informazioni, dove mi diverto a sentire i racconti delle “volontarie” generalmente ultra sessant’enni, sempre sorridenti e con i capelli “dai colori pastello”. Questa volta la signorina aveva i capelli rosa con ciuffo violaceo.

La città di Mount Magnet è in una posizione centrale, fra la strada 95 che porta al Karijini e la Great Eastern Road che porta al Uluru.

Un po’ di storia. Zona arida e vasta, inizialmente conosciuta per le attività connesse alla produzione di lana merino, si sviluppò a fine ottocento grazie alla scoperta dell’oro “uno dei giacimenti di oro più fine al mondo“, così è stata definita nel 1854 dall’esploratore Austin. E fu proprio lui che denominò la zona come Mount Magnet per la natura magnetica delle rocce attorno alla città, magnetismo che mandò in tilt la bussola di Austin.

E oggi?

Oggi Mount Magnet ha ancora la sua miniera d’oro, nascosta al di là della montagna, miniera ancora attiva. Ha un piccolo supermercato, alcuni negozi abbandonati (o che sembrano tali), un campeggio e un vecchio Hotel dismesso. Sono tutti edifici “storici”, per quanto si possa definire storico qualcosa di fine ottocento, ma sono davvero molto belli, costruiti con mattoni rossi o con grandi “limestone”, sassi bianchi con striature rosa.

Mi sono divertita a scattare qualche foto, mi sembrava di essere stata catapultata ai tempi dei primi pionieri, che bello deve essere stato a quei tempi.

Mount Magnet

Mount Magnet negozi

Tempo di andare a vedere The Granites

The Granites si trova a 5 chilometri da Mount Magnet, lungo la strada 95 direzione Karijini.

Non ne conoscevo l’esistenza, non avevo mai letto nulla su questa zona, ho seguito i consigli della “volontaria dai capelli rosa”. Lungo la strada c’è solo un piccolo segnale, smunto fra l’altro, con scritto “The Granites – 500 m on the right”. Siamo gli unici a svoltare, tutti gli altri veicoli tirano dritti per Karijini o Port Hedland.

Quando si è qui a Mount Magnet si viaggia, si corre. Eh già, Mount Magnet è a 600 km da Perth. 800 km da Karijini. 650 km da Kalgoorlie. Nessuno ha tempo di fermarsi qui. Eppure è una zona bellissima, ricca di scorci dai colori incantevoli e rocce sorprendenti.

The Granithes

I Granites sono spettacolari.

Una piccola strada sterrata, terra rossa rossa, porta verso alcuni massi. Belli si, ma nulla di spettacolare. Tanto che Frank mi dice “tutto qui?“. Dentro di me gli davo ragione, ma non potevo ammetterlo, così gli dico, “va avanti, la strada non è malaccio, possiamo proseguire”. Con la faccia protesa in avanti, come a cercare di vedere prima cosa ci fosse dietro la curva, guardo le rocce attorno. La strada continua, si insinua fra alcuni massi ricoperti di cespugli a pois rosa. Fiori e rocce rosse. Rocce rosse dalle forme strane. E poi arriviamo ad un anfiteatro. Un enorme anfiteatro naturale spettacolare.

Non so se avete mai visto un film western, dove i cowboys attraversano il canyon e dall’alto si vedono le sagome degli indiani? Avete presente? Ecco, qui era come essere li in mezzo. Tanto che ho guardato in su, quasi certa di vedere qualche indiano lassù, fermo a guardarci.

I Granites sono un importante sito di arte rupestre aborigena, in particolare della tribù Badimia. E un luogo sacro per loro, e come tutti i luoghi sacri aborigeni, bisogna averne rispetto. Qui si trova anche una “Gnamma” ovvero una pozza naturale coperta di pietre, utilizzata per cerimonie e sepolture. Il luogo è ricco di grotte ed incisioni che datano oltre 9000 anni fa.

Esplorando i Granites

Abbiamo passeggiato per un po’ di ore attorno a questo spettacolare canyon. La scarpata è davvero molto alta, sarà circa 15 metri. Ma ciò che ci ha colpito è stata l’ampiezza. Le rocce, i cui colori andavano dal rosso, al rosa e bianco acceso, si estendevano per ettari ed ettari, creando un anfiteatro che sembra non aver mai fine.

Ci siamo incamminati sulle rocce esterne, su alcune rocce di granito ci siamo imbattuti su disegni aborigeni che rappresentavano emu e canguri. (Sarebbe stato bello avere li con noi una guida aborigena che ci spiegava la storia, ma non c’era nessuno). Fra una roccia e l’altra spuntava qualche pianta e cespuglio, che erano vivacizzati da tanti uccellini che saltavano da una roccia all’altra non appena ci sentivano arrivare.

io e le rocce

Non so se era la magia dell’aria, non so se era perchè orami si stava facendo sera, ma la luce era particolare ed il tempo è volato. Il sole con i suoi raggi invernali illuminava l’erba attorno alle rocce tanto da colorarla di un verde acceso, scolorando nel contempo le rocce. Poi all’improvviso i raggi si facevano più ampi, e come un pennello, facevano brillare le punte della scarpata. Mi è dispiaciuto dover andare via, ma nei miei occhi ci saranno sempre questi colori carichi e leggeri nello stesso tempo.

Prossima tappa Karijini National Park

Oggi procediamo spediti verso il Karijini.

Viaggiamo tranquilli, un camion arriva veloce da dietro e ci supera. Il van traballa, tanto corre svelto il road train. Su questa strada i camion non sono camion normali sono Road Train, ovvero lunghi 53,5 metri, non è una misura inventata, io non ho occhio per le lunghezze, ma ci sono cartelli stradali che ce lo indicano.

Boom boooooom

All’orizzonte due camion, sono davvero lunghi, fanno quasi paura. Ecco, quello con il carico dal color rosso acceso, passa velocissimo, quasi ci sfiora e booooooom. Sentiamo una esplosione, come una bomba. Mi giro e dico “Frank, meglio che ti fermi“. Usciamo dal van e vediamo il finestrino posteriore lato guidatore completamente frantumato, sembrava cristallizzato. Provo a toccarlo e qualche pezzo cade. Oddio, e se cade tutto? Siamo nel bel mezzo della Road 95, attorno a noi solo il rosso dell’outback. Decidiamo di procedere piano, evitando sassi, evitando qualsiasi movimento, facendo le curve alla velocità di una lumaca. La cittadina più vicina è a 200 chilometri.

prima del boom

Finalmente dopo tre ore che non finivano più, arriviamo alla Roadhouse di Kumarine. Ma qui non c’è nulla, una pompa di benzina vecchio stampo e nella Roadhouse solo caffè e salsicce. Non ci servono per riparare il finestrino, e lo stomaco non era in grado di sopportare certo due salsicce abbrustolite.

Kumarine Roadhouse verso il Karijini

Riprendiamo il cammino, un’ altra ora e arriviamo a Newman. Per fortuna riusciamo a trovare del nastro adesivo, “strong tape“. Ben 40 metri di tape e “scoccettiamo” la ferita del nostro van. Ora è sano e salvo e noi siamo pronti a ripartire.

dopo il boom

Il non-campeggio di Newman

E’ sera orami e siamo costretti a trovare un campeggio a Newman.. ah già, a Newman non ci sono campeggi. C’è solo un anonimo campo dove fermarsi, una vecchia miniera abbandonata, dove troviamo altri campeggiatori.

Conosciamo Merylin, avrà 70 anni, arriva da Victoria ed è in viaggio con suo marito da 9 settimane. Poi ci sono Greg e Sue, che arrivano da Sydney, anche loro non più giovanissimi, e con il loro camper 4×4 sono in viaggio da 3 mesi. Adoro ascoltare le loro storie, mi piace quando ci raccontano delle loro avventure e soprattutto li invidio, quanto vorrei arrivare a 70 anni ed avere la loro stessa “open mind“, prendere il camper e girare per mesi senza una meta, senza nessuna proccupazione e liberi di tempo e di pensieri.

Nei momenti di sconforto, penso a loro e mi ricaricano!

Karijini National Park

C’e voluto un po’ ma ci siamo arrivati. Eccolo, lui, il parco più sognato d’Australia. Le sue rocce rosse, la terra rosso fuoco che sporca le scarpe, i vestiti e rimane attaccata per sempre.

Il Karijini è una perla, un oasi naturale. Qui fra gole e cascate, dirupi e scarpate, ci si può perdere.

Oggi giornata di relax per Happy, oggi si va a piedi.

Dales Gorge maps

Karijini – Fern Pool e Fortescue Pool

Dal parcheggio seguiamo le indicazioni per Fortescue Falls. Scendiamo alcuni scalini di sasso, pochi metri ed arriviamo al Fortescue Fall lookout. Frank è tutto contento “forte, siamo già arrivati“. Io sorrido, in realtà è solo il primo pezzettino di un percorso di 3 ore, ma non dico nulla.

Dal lookout si può vedere la magnifica cascata di Fortescue, una delle poche cascate perenni. In realtà oggi non è al suo massimo splendore, ma fra il verde delle piante, il rosso acceso delle rocce, vedere la potenza dell’acqua risplendere nel mezzo è qualcosa di meraviglioso.

io e il karijini national par

Da li si scende. Un’ ora fra andata e ritorno, alcuni scalini portano alla base della cascata. Altra meraviglia della natura. Non sono riuscia a scattare delle foto con la macchina fotografica, se non solo e male con il cellulare, perchè l’acqua era troppo forte e le goccioline mi avrebbero rovinato la lente. La mia bimba non può rovinarsi, prima regola.

Riprendiamo il cammino e svoltiamo per la Fern Pool. Bastano 300 metri fra il bush e si arriva alla piscina naturale. La Fern Pool è rilassante. Fra l’altro, nonostante il fatto che tutti i campeggi del Karijini National Park siano full (?!) alle pool non incontriano anima viva, o meglio solo uccellini simpatici. Qui si può fare il bagno, ma oggi, nonostante la giornata soleggiata il vento era tanto e la temperatura esterna non invitava certo ad un bagnetto.

Fern Pool al Karijni

Karijini – Dales Gorge e Circular Pool

Dalla Fern Pool, riprendiamo il sentiero, ripassiamo per Fortescue e procediamo lungo un sentiero in apparenza facile. Dopo un mezz’ora il sentiero si fa più ripido, alberi in mezzo da saltare, rocce appuntite da scavalcare e spinifex ovunque. Questi dolci e leggeri ciuffetti gialli che sono in realtà punte di ferro. Anche il ciuffetto millimetrico preso sulla punta della scarpa fa un male assurdo. Belli gli spinnifex, ma bisogna stargli alla larga.

Dopo 2 chilometri circa arriviamo alla Dales Gorge. Un fiume in mezzo alle rocce. Riflessi rossi su rosso, se non fosse per il blu del cielo che si riflette sull’acqua, si fatica a vedere dove finisce l’acqua e dove iniziano le rocce. Anche qui troppa aria per fare un bagnetto, ma i piedi, si , quelli hanno fatto un assaggio.

Ancora un po’ di scarpinata e arriviamo alle Circular Pool. Che dire, una meraviglia dietro l’altra, ogni volta diverse, ogni volta una sorpresa.

A questo punto si deve rientrare, anche perchè ormai inizia a farsi sera. Frank nel frattempo è stato così preso dal paesaggio che non si è mai lamentato della scarpinata!

karijini, fern pool

Campeggiare al Karijini National Park

In un ora e mezza siamo di rientro al parcheggio. Da li prendiamo l’auto e facciamo sosta alla Rest Area vicino all’entrata del Parco, Area che nel frattempo si era riempita di caravan e camper. Ci posizioniamo, preparo la tavola e accendo il gas, stasera pasta con il pomodoro. In attesa che la pasta cuocia, vado a sbirciare e chi vedo? … Marylin. “Ehi Marylin, ciaoooo” e lei mi sorride, mi viene incontro e mi abbraccia. Mi ringrazia di averla riconosciuta e mi invita nella sua tenda. Tutta orgogliosa mi mostra le sue cose, i piatti, le posate stivate su un “astuccio da bambini” (per non perderle per strada, mi dice ridendo). Che bello rivederla, come essere a casa di amici.

Dove si campeggia al Karijini National Park?

Vi lascio l’articolo in cui trovate l’itinerario dettagliato e le informazioni pratiche per raggiungere il Karijini National Park oltre che info utili sulle soste lungo la strada.

strade rosse dell'outback, karijini national park

La parte ovest del Karijini National Park

L’altra parte del Karijini National Park è quella dove si trova la Weano Gorge, di questa vi ho già raccontato nel precedente roadtrip, e motivo per cui in questo viaggio l’abbiamo saltata. Per farle entrambe servono almeno 3 notti, e noi, causa “incidente” abbiamo dovuto modificare il giro.

Riscendiamo verso Perth, ma il viaggio non è ancora finito.

Sempre la Road 95, ma questa volta lato guidatore è stra-protetto. E’ domenica e incontriamo tantissimi “oversize”, ovvero camion che portano camion enormi da miniera o pale ancora più grandi, che occupano le due corsie intere, così che dobbiamo fermarci, sposarci sulla terra rossa e aspettare che passino. Rimango sempre incantata da questi “bestioni” e penso alla fatica che fanno i camionisti a portare questi pezzi enormi. Bravi davvero.

Karalundi Comunità Aborigena

Facciamo una prima sosta al Karalundi Caravan Park, campeggio gestito da una comunità aborigena. Si trova infatti a fianco di una scuola per aborigeni e le entrare del campeggio servono proprio per aiutare la comunità. Bella iniziativa, unica nel suo genere in Western Australia, e soprattutto campeggio davvero bello.

La notte qui ho visto una Milk Way stupefacente.

milkway al karijini

Il mattino dopo, l’anziana signora che gestisce il campeggio si avvicina e mi dice che mi ha visto scattare le foto nel freddo della notte. E mi dice, “brava, hai saputo ascoltare il richiamo delle stelle. Significa che hai un anima pura“. Le sue parole mi hanno emozionato. Probabilmente ha visto la mia emozione, così rimane li con me e…”gli aborigeni hanno sempre usato le stelle per illuminare i loro cammini. Le stelle non mentono mai” sottolinea. Continua poi dicendo che il cielo e le stelle della Murchison Region sono le più belle al mondo, cieli limpidi, puri, senza luci artificiali per chilometri e chilometri. Non a caso proprio la Murchison Region è stata scelta per il progetto SKA (Square Kilometre Array), progetto internazionle per la costruzione del più grande radio telescopio al mondo.

Dalwallinu e i fulmini

Oggi ci svegliamo con il cielo grigio, con sfumature grigio scuro e nero. Insomma, non proprio una bella giornata. Comunque decidiamo di girare attorno alle campagne di Dalwallinu. Anche qui campi giallo elettrico, larghi, enormi, davvero infiniti. All’improvviso il cielo davanti a noi diventa nero, nero come l’inchiostro. Il vento forte, muove la nostra Happy, quasi mi sembrava sentirla parlare.

Decidiamo di fermarci e attendere. E li, in mezzo a tutto quel nero e giallo, li ascolto ancora il mio istinto. Prendo il cavalletto, prendo la macchina fotografica ed esco. Il vento era fortissimo, tanto che dovevo tenere il cavalletto perchè non volasse via. Inizio a fare qualche scatto, e, per la prima volta in vita mia, lo prendo, lui, un bel fulmine all’orizzonte. Che gioia. Ero così felice che non sentivo nemmeno il freddo pungente. Entro nel van e Frank era così intento a mangiucchiare patatine che non si era nemmeno accorto dei fulmini. Mi dice solo “sei congelata, vero?“. Io sorrido, non dico nulla, gli mostro la foto.

Notte di stelle a Cervantes

Per chiudere in bellezza il roadtrip, decidiamo di cenare sotto le stelle dei Pinnacoli.

Così con i nostro Happy parcheggiamo vicino al lookout del Pinnacle Desert, stasera pasta al pomodoro. Faccio bollire un po’ di acqua, butto le penne, metto il coperchio e lascio cuocere, così non spreco troppo gas. Risultato? Squisite. Penne al sugo fra i pinnacoli e sotto il cielo stellato, cosa poter desiderare di più?

E dopo cena, la Milkway in tutta la sua interezza e bellezza.

stelle dei Pinnacoli, di ritorno dal Karijini

Avremmo potuto far finta di niente e campeggiare al Parco. Non c’era nessuno, la guardiola all’entrata era già chiusa da un po’. Ma è vietato campeggiare all’interno dei Parchi Nazionali (eccetto dove indicato) e non ci sembrava corretto. E se lo facessero tutti? E per andare in bagno? Immagino cosa ne risulterebbe. Ci sono volte in cui bisogna lasciar spazio alla ragione, il cuore è biricchino.

Il paradiso a pochi chilometri da casa : Wedge Island

Poche ore prima di arrivare a casa e una ultima sorpresa ci aspetta, Wedge Island. Mancavano pochi chilometri per terminare il nostro giro, non avevo proprio voglia di rincasare. Ogni volta che passiamo davanti alla costa di Wedge Island rimango incantata dai colori del mare. Qui è davvero turchese, blu, sfumature di azzurre che solo la natura sa creare.

Questa volta ci fermiamo. Parcheggiamo Happy nel punto in cui la strada diventa sabbia alta e ci incamminiamo sulle dune bianchissime che portano verso l’oceano.

Qui tanti anni fa i “local” si sono costruiti le loro casette, i cosiddetti “shacks“. Sono baracche fatte con lamiera, pezzi di legno e boe. Simpatici a vedersi. Camminiamo fra una baracca e l’altra finchè troviamo un sentiero che porta in cima alla duna.

Ci troviamo esattamente in mezzo ad una baia stre-pi-to-sa. Sabbia bianchissima, oceano turchese, piccole onde che sembravano mettersi in riga, l’una accanto all’altra, senza spingersi. Davvero un oasi.

Da li alla spiaggia tre metri di salto. La sabbia è stata erosa anno dopo anno, c’è un dirupo dritto dritto per arrivare al mare. Frank non è molto d’accordo nel saltare, ma io mi butto. E giù. Eccomi sulla spiaggia. Frank mi segue. Siamo noi due, tantissimi gabbiani e un serfista in lontananza. Tutta la meravigliosa baia solo per noi.

Wedge Island

Roadtrip al Karijini e …

E’ stato un viaggio davvero stupendo. Andare al Karijini è sempre un avventura. La strada è lunga, sono oltre 3000 chilomeri, ma li merita tutti.

Seguire la Road 95, secondo i tempi del viaggiatore (e non dei camionisti) è stata una bellissima sorpresa. Dai siti aborigeni lungo la strada, all’anfiteatro The Granites, passando per i campi giallissimi di Dalwallinu, fino ai campi di fiori rosa e bianchi di Yalgoo. Non saprei davvero cosa scegliere.

Cue, sulla road 95 per il Karijini

Ogni volta, e lo dico ogni volta, questo mio nuovo paese mi sorprende e mi fa innamorare di lui sempre di più. Penso sempre di averlo visto tutto, ma in realtà è pressochè impossibile. Ci sono zone così remote, zone così lontane o difficili da raggiungere che solo il tempo può porre un limite.

Karijini np e gli uccellini

….le meraviglie della natura

Siate sempre curiosi, fatevi guidare dalla curiosità. Se vi chiedete, cosa ci sarà al di là, andate a vedere. Se pensate, che noia questo paesaggio, guardate attentamente attorno, troverete di certo qualcosa o “qualcuno”.

Quante volte mi sono persa a osservare i diversi tipi di roccia, le diverse tonalità delle rocce del Karijini, chissà da quanto tempo sono li, chissà da dove sono arrivate, chissà cosa hanno visto e sentito. E anche i campi di fiori, avete mai osservato la perfezione dei fiori? A volte perdo ore ad ammirarne i petali, i colori e le forme. Mi sorprendo nel vedere come crescono su un minuscolo granello di sabbia, o a come si insinuano fra le rocce e crescono alte per arrivare a salutare il sole.

Prima di Karijini, fiume a Newman

La natura è meravigliosa ed è la nostra migliore amica.

Di questi tempi, abbiamo talmente tanto di tutto che non riusciamo nemmeno più a sorprenderci. Tutto è lì, tutto a portato di mano. Voglio questo, lo compro. Voglio quest’altro, lo compro. Abbiamo ciò che vogliamo senza tanta fatica. E questo lo vedi negli occhi dei ragazzi più giovani, quelli che se non hanno il cellulare ultimo modello non sanno chi sono, quelli che non possono muoversi di casa se il cellulare è scarico … loro che sono cresciuti grazie alla fatica dei genitori, loro che non riescono più ad apprezzare ciò che hanno, sempre di più, sempre di più.

Ciò di cui abbiamo sempre e tutti bisogno è avere la gioia nel cuore e la voglia di sorperendersi, sono loro che ti permettono di vedere, di vedere il bello che c’è, di camminare sempre come fossimo in compagnia di qualcuno che ci tiene stretta la mano.

In questo viaggio ho imparato che ci sono delle cose che capitano e che non puoi farci nulla.

Puoi prendetela, arrabbiarti e rovinarti la giornata. Oppure prenderle così come sono, aggiustare ciò che si può e per il resto essere felice di esserci. Nel passato cercavo di aver sempre sotto controllo le cose, mi aspettavo “il bene” dagli altri. Oggi no. Non mi aspetta più nulla, ciò che arriva, arriva e mi rende felice. Non cerco più di iper-organizzarmi la vita, perchè a volte è meglio lasciare che sia lei a stupirci.

Credo sia nostro dovere principale vivere, combattere, vincere e anche perdere, ma fare sempre di tutto per vivere al meglio la nostra meravigliosa esistenza

Ci sono sempre fiori per coloro che vogliono vederli. Perchè loro sono come pezzi di paradiso quaggiù in terra.

Buon viaggio viaggiatori, buon viaggio sognatori, buon viaggio a voi.

Karijini, cosa ho imparato

Informazioni utili su GUIDA KARIJINI NATIONAL PARK

4 Replies to “Karijini National Park e le sorprese lungo la Road 95”

  1. Anna, mi sei mancata, attendevo la tua nuova avventura. Certo che te le cerchi anche??? Ah ah ah, fare le strade semplici no. Sei una forza della natura, come dice mio moroso, hai l argento vivo addosso, tu, ti ci vedo a 80 anni a girare l Australia in camper.

    1. 🥰 Ludo, sai che ti dico, a 80 anni lo faremo assieme il giro… Sorry, io 80 tu probabilmente molti di meno 🇦🇺

  2. Che meraviglia di posti, foto pazzesche e mi piace leggerti, è come essere li con te. Avevo programmato un viaggio in Australia per lo scorso anno ma è saltato tutto. Come hai scritto bene tu, non vale la pena piangersi addosso e ora posso leggere i tuoi racconti e cambiare il giro che avevo in programma. Sai che non avevo considerato la parte occidentale? Grazie a te ora mi sa che il prossimo viaggio australiano sarà solo lì.

    1. Grazie Veronica…vedi che piove sempre per un perché? Ora viaggio in WA, e se hai bisogno di info, eccomi.

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