Gente che viaggia: l’aeroporto un micromondo di emozioni

Gente che viaggia: l’aeroporto un micromondo di emozioni

Last Updated on 4 Febbraio 2019 by latartarugavolante

Gente che viaggia, gente da aeroporti, gente strana, divertente… gente come me.

Non so se capiti anche a voi, quando non ho programmi particolari per il week-end mi piace andare in aeroporto per sognare.

Già il solo entrare nella grande sala luminosa, vedere la gente camminare, i colori che si intrecciano e sentire il rumore delle “palette” sul teleindicatore mi mettono allegria. A volte mi soffermo a guardare i nomi delle destinazioni sul display e a chiedermi “vorrei andare li o no?”.

Altre volte invece il tabellone diventa un corso accelerato di geografica, perchè mi ritrovo con nomi mai sentiti e così vado su internet e cerco “dove si trova Telfer?”. E’ proprio così che ho conosciuto Newman e Paraburdoo, paesi che poi ho visitato on the road, nel mio viaggio al nord del Western Australia.

gente che viaggia, gente in aeroporto

Ma al di là della geografia, gli aeroporti sono un mondo a parte. E’ straordinariamente bello osservare la gente che viaggia.

Ecco allora la coppia di neosposini, li vedi perchè camminano tenendosi per mano, e la loro mano luccica. Hanno le valigie nuove, intonse, probabilmente sono in viaggio di nozze ed è il loro primo viaggio. Sono emozionati, li vedi che si guardano e sorridono. Lei ha paura di affrontare il lungo viaggio, così si ferma a prendere la settimana enigmistica. Cammina piano, come non volesse mai arrivare al gate, ma lui la accompagna, la stringe a se, tranquillizzandola. Che teneri che sono!

Poi c’è la coppia di mezza età. Le loro valigie mostrano con i segni, gli adesivi e la polvere, gli anni trascorsi assieme scanditi dai viaggi. Lei cammina avanti a lui, spalle ritte e testa in avanti, alla ricerca del gate. Lui la segue, la sua testa non è li in quel momento, sta pensando se ha portato tutto, se ha chiuso il gas di casa e l’acqua. Sono belli assieme, fanno quasi tenerezza. Anni di vita li hanno trasformati da amanti ad amici. Hanno vissuto così tante cose assieme da assomigliarsi.

In tutti gli aeroporti c’è poi lui, il lupo solitario.

Il giovane, non più tanto giovane, con i capelli arruffati, con la valigia marrone che sembra essere appena scesa da un treno super affollato del Sudamerica.

Lui, che ha sempre quel cappello stropicciato, la maglietta verde smunta e jeans arrotololati sulla caviglia. Il lupo solitario cammina lento, non guarda dove va, sembra che le sue gambe conoscano già la strada. Incrociando gli occhi di questo ragazzo vedi la libertà. La libertà di chi ha scelto di viaggiare da solo. Forse la prima volta lo ha fatto per caso, poi è diventata come una droga. Le avventure, la gente incontrata, luoghi meravigliosi, tutto oggi ha un senso, di tutto questo sente costantemente il bisogno, come noi lo abbiamo dell’acqua. Ma magari un giorno, nel suo girovagare, incontrerà qualcuno che si metterà al suo fianco, e, in silenzio, inizierà a viaggiare con lui.

Gente che viaggia, aeroporto

L’aeroporto è un universo di gente, un mondo che a volte è staccato dalla realtà. O forse un mondo dove ogni realtà è possibile.

E’ inverno, fuori piove e fa freddo, entri in aeroporto e ti ritrovi in piena estate. Due passi nell’ampio salone e sei in mezzo ad un gruppo di ragazzi in pantaloncini e canotta, flip flop e cappellino colorato. Sono appena atterrati dal Mar Rosso, alcuni sono abbronzati altri mostrano ancora i segni della scottatura sulla fronte. Con loro c’e sempre l’immancabile narghilè comprato in qualche negozietto di Hurgada.

Quando non c’erano i problemi con il peso delle valigie, ho visto gente che sbarcava con quegli  enormi pouf colorati egiziani e mi chiedevo sempre dove cavolo li avessero messi in aereo. Per fortuna ora ci sono i limiti!

In aeroporto ho visto gente che per rispettare i limiti di peso ha fatto di tutto. Una volta eravamo in coda per fare il check-in e, come sempre, ci capita la coda più lenta!

Davanti a noi una coppia di anziani, forse al primo viaggio, con una valigia grande come un armadio. “Lascia o paga?” chiede l’hostess. Il signore, dopo aver guardato la moglie del tipo “te lo avevo detto“, prende la valigia, la apre e la moglie inizia a spostare dei calzini e degli slip nella borsa. Con aria soddisfatta guarda il marito, ripesano la valigia e, logicamente, era scesa di pochi grammi. Allora il marito riprende la valigia, la apre e tira fuori una caffettiera, una piastra per capelli e un phon. Arrabbiato, prende il phon e lo butta nel cestino. La moglie gesticola come a dire “io non l’ho messo“… finalmente ci siamo con il peso e possiamo imbarcare anche noi.

gente che viaggia, arrivi al JFK NY

Arrivi e partenze, il mondo si divide.

Non ho mai capito perchè gli arrivi sono sempre bruttini, mentre le partenze sono bellissime. Basta pensare anche al fantastico aeroporto di Singapore. Nella zona partenze c’è di tutto, da ristoranti, bar, piste da ballo e cinema. Fiori e piante, intere facciate dipinte e vetrate luminosissime.

Gli arrivi? Sono grigi, cupi, non ci sono bar o ristoranti, tutto è ovattato. E si che è l’arrivo il primo biglietto da visita di luogo. E’ l’arrivo il momento del viaggio, non la partenza. Ci avete mai fatto caso?

O forse è la gente che viaggia che è diversa.

Anche io cambio. All’arrivo non vedo l’ora di prendere le valigie, uscire e vedere il paese. Così corro veloce, veloce mi incammino verso i bus navetta, veloce vado verso i taxi. Alla partenza, per mia abitudine, arrivo sempre molto presto, così per non annoiarmi giro per i bar, per i negozi, per i duty free e osservo tutto con molta attenzione.

Gente che viaggia, dal finestrino

Ma agli arrivi e nelle partenze cambiano anche i visi della gente che viaggia.

Agli arrivi c’è sempre tanta emozione. Appena sbarco, appena ho la valigia esco e, anche se so che non mi aspetta nessuno, guardo chi c’è, come nella speranza di vedere qualcuno.

Ci sono stati tanti arrivi nella mia vita, arrivi dove mia mamma e mio papà puntualmente erano li ad aspettarmi. Viaggiavano anche loro in qualche modo con me. E’ con i miei viaggi che mia mamma ha imparato la geografia, guardando nell’atlante (lei usa poco internet) dove si trovava il Botswana o la Baja California. Era sempre un emozione riabbracciarli. Dopo due o tre settimane mi sembrava di rivederli diversi, non vedevo l’ora di sentire i loro racconti e di raccontare le mie esperienze.

Oggi quando arrivo guardo gli occhi di chi è in attesa di un viaggiatore. Li vedi, occhi grandi alla ricerca di quel viso, che improvvisamente si illuminano quando, dalla porta a vetri appare lui, con le braccia già aperte pronte per accogliere il più bel abbraccio della vita.

Le partenze invece sono diverse. Emozioni contradditorie, sentimenti che viaggiano assieme al biglietto. Da chi ha l’adrenalina addosso perchè sta realizzando il viaggio dei sogni, a chi magari sta partendo per lavoro o, ancora, chi deve allontanarsi dai propri cari e non è affatto felice.

Lo stesso luogo, la stessa sedia, gli stessi colori ma emozioni contrastanti. La gioia e i sorrisi, le lacrime e la tristezza. Tutto nello stesso identico posto, nello stesso identico momento.

Gente che viaggia, aereo

E’ proprio questo che mi piace degli aeroporti, le emozioni che viaggiano con la gente.

La gente che viaggia non è la stessa quando è in aeroporto, rispetto alla quotidianità.

La ragazza manager iper-truccata con i tacchi a spillo, in aeroporto arriva in fuseaux e scarpe da ginnastica. Il signore anziano, abbandona i suoi vestiti neri di lana, per indossare i pantaloni color nocciola pronto per un safari in Africa. Il direttore di Banca lascia a casa la sua giacca e cravatta per alcuni giorni e si mette nei panni del “giovanotto” con pantaloncini jeans alle ginocchia, t-shirt Hard Rock Cafè e sneakers.

Poi vabbè, c’è sempre l’eccezione.

Ogni volta in aeroporto incrocio ragazze truccatissime, con tacchi vertiginosi e minigonne. Mi guardo e… io sembro una barbona. Ma quello che più mi fa venir il nervoso è che quella ragazza, dopo venti ore di aereo, scende che è un fiore. Non ha occhiaie, i capelli sembrano appena usciti dalla parrucchiera e i vestiti appena stirati… e si che era in economy come me. Io, invece, prendo paura da sola. Capelli che non hanno un verso preciso, un po’ su, un po’ giù. Io e il  “mocio”, uguali. Maglietta che sembra aver appena finito una centrifuga da 800 giri. Occhiaie, occhi appannati e bocca secca. Insomma, due mondi paralleli nello stesso aereo!

Gente che viaggia, aeroporto di singapore

Il mondo variopinto dell’aeroporto, il mondo delle emozioni della gente che viaggia

Un mondo di visi che passano, di visi che a volte ti sembra quasi di riconoscere. L’aeroporto non è un semplice posto dove si va e si arriva, è un qualcosa di magico. Qui iniziano i sogni, qui inizia una nuova vita per qualcuno, e qui finisce un avventura.

Persone che ti sfiorano, si siedono accanto a te, persone che in cinque minuti di attesa ti raccontano tutta la lora vita.

L’aeroporto è più di un luogo dove partono gli aerei, è un micromondo dove sentimenti, gioie, delusioni, passioni si intrecciano. E’ un luogo da dove partono i sogni.

Ecco perchè in aeroporto mi sento a casa. Quale altro posto al mondo può raccontare, mostrare, narrare così tante storie come un aeroporto?

Aereo in aeroporto

 

 

69 Replies to “Gente che viaggia: l’aeroporto un micromondo di emozioni”

  1. Mi ritrovo anche io, come molti credo, ad osservare i volti della gente. Mi ritrovo a farlo quando arrivo in aeroporto, quando vedo tutti quei nasi all’insù di chi cerca il proprio volo; e lo rifaccio quando sto per uscire dall’aeroporto. Le famiglie che riabbracciano i figli, i fidanzati che si baciano, gli amici che si danno pacche sulle spalle. Ci sono lacrime, ci sono risate. Tutto sembra ferma in un attimo di felicità! Bellissimo articolo, Anna, i miei complimenti.

  2. Io faccio lo stesso con le stazioni ferroviarie. Prendo il caffè al bar, e scruto il via via delle persone. Gli studenti costretti alle levatacce, i pendolari dalle cui levatacce deriva lo stipendio, i vecchietti che si spostano per le visite ospedaliere. Li vedi timidi, impacciati. Magari è il loro primo treno. Fantastico molto sugli sconosciuti.

    1. Verissimo annalisa, è che io frequento di più gli aerporti che le stazioni, ma la vita scorre anche li, con tutte le sue emozioni

  3. Non sono mai andata in aereoporto, se non per prendere un’aereo, ma ogni volta che ci passo vicino e vedo un’aereo decollare mi chiedo sempre dove saranno diretti…e inizio a fantasticare.

  4. I due vecchietti con la valigia troppo piena mi hanno fatta morire dal ridere! Comunque complimenti per questo post, mi ha fatta emozionare e riflettere un sacco. Da oggi in poi, presterò più attenzione al lato umano degli aereoporti ?

  5. Ho scoperto che c’è tantissima gente che va in aeroporto ad osservare e fotografare i volti dei viaggiatori, per cogliere le emozioni, le aspettative…è molto affascinante! Anche io, come te, quando parto ho un grande entusiasmo e quando torno sono stanca e stropicciata…ma devo dire anche contenta e speranzosa di ripartire presto! 🙂

  6. L’aneddoto dei due vecchietti con la valigia da alleggerire mi ha stesa 😀
    Comunque mi ha fatto molto piacere leggere questo tuo post, perché mi ricorda che non tutti sono come me… io ormai la gente non la sopporto più, non riesco a guardarla come hai descritto tu, vedo solo altre bocche che consumano ossigeno e producono decibel! 😀 Tu hai ancora un cuore! 😀
    (e delle trecce belle belle ^_^)

    1. Grazie lucy, anche tu hai un cuore è che ogni tanto lo celi, ma leggendo il tuo blog viene fuori tutto

  7. Io spesso mi trovo ad osservare i diversi viaggiatori in aeroporto, chiedendomi dove vanno. Dalla mia espressione si capisce subito se sono all’inizio o alla fine di un viaggio: emozione a mille all’andata, un po’ di tristezza, ma tanti ricordi nel cuore al ritorno.

  8. Aeroporti, porti e stazione sono definiti, da molti sociologi, dei “non luoghi” e a me piace molto questa definizione. Io adoro frequentarli anche per osservare la gente. Non posso fare a meno di chiedermi cosa si celi dietro la storia di ognuno.

  9. Che bello questo post.. vero, sentito. Mi sono venuti i brividi, forse perché anche io mi fermo a guardare, osservare la gente che passa in aeroporto. Lo faccio spesso, ed ogni volta è emozionante.

  10. è proprio vero quello che dici, io ho sempre fatto delle bellissime conoscenze con delle persone di altri paesi con i quali sono tuttora in contatto…..

  11. Fortissimo questo post. Mi hai fatto venire in mente l’ultimo viaggio e il vecchietto in fila per il controllo bagagli davanti a me che non si capacitava del fatto che non potesse portarsi col bagaglio a mano una bottiglia di Porto comprata a Lisbona. Una bottiglia, pensa!
    La sua spiegazione quando il poliziotto gliel’ha fatta togliere e buttare è stata: “ma la valigia è chiusa col lucchetto, non me la ruba nessuno!” Ho riso ore con le mie bottigliette di shampoo rigorosamente micro!

  12. In questo post mi ci ritrovo tantissimo. Anche io adoro gli aeroporti. Mi piace osservare le persone, vedere tante culture ed etnie diverse che si mescolano. L’aeroporto sembra un mondo a sé!

  13. Che bell’articolo!! 🙂
    Io ammetto che non sono mai andata in un aeroporto. Non ho mai viaggiato in aerio (fino ad ora no..) ma posso immaginare l’emozione! 🙂
    Prima o poi…andrò anch io e ricorderò le tue parole.

  14. Quanto mi è piaciuta la tua descrizione! All’inizio io vivevo l’aeroporto in modo non troppo positivo. Era come una tappa di passaggio che volevo sempre evitare. Poi ad un certo punto invece è diventato una danza morbida e sempre nuova. Adoro stare in aeroporto, ci potrei passare giornate intere. Lì a guardare storie che si intrecciano, persone che vanno, che tornano. Amori che si riuniscono, viaggiatori in solitaria. E’ una danza delicata e bellissima in cui ognuno ha il suor ruolo e ognuno racconta una storia unica e meravigliosa!

    1. grazie mille simona,hai proprio fatto un sunto perfetto, una danza delicata! grazie ancora per il tuo commento

  15. Io ci sono stata due volte in aeroporto e devo dire che mi piace proprio osservare chi passa davanti a me. Mi piace guardare la gente che viaggia, cosa porta, dove va. E’ interessante confrontarsi, incontrare persone che magari vanno nella tua stessa direzione e chissà, magari si fa pure amicizia

  16. In aeroporto si fanno sempre gli incontri più assurdi e strani 😀 però adoro l’atmosfera di trepidazione che si respira alle partenze e mi è capitato più volte di chiacchierare con gente proveniente da ogni parte del mondo (spesso ci siamo scambiati anche consigli da “local”).

  17. Adesso è davvero un bel po’ di tempo che non vivo il “clima da aeroporto”!!! Lo trovo adrenalinico, sia che vai sia che torni!!!
    Spero di riviverlo al più presto!!!
    Nicoletta

    1. Grazie Serena per il tuo commento, ognuno vive questo spazio in modo diverso, cmq hai ragione, sono essenziali per chi viaggia

  18. AHAHA! Anche io sembro una barbona quando sono in aeroporto! Ho sempre lo zaino con la macchina fotografica dietro, enorme, ingombrante e delicatissimo. E invidio da morire le donne che viaggiano con una miniborsetta, tacchi a spillo e rossetto impeccabile. Il mio look da aereo è “scappata di casa 2019/2020”.

    1. graize scappata di casa 2019/2020, ops Francesca, allora dovremmo incontrarci in aeroporto e farci un selfie assieme

  19. Anche per ni l’aeroporto è un microcosmo speciale! Non ci andiamo apposta nei pomeriggi liberi perché è piuttosto distante da casa, ma capiamo perfettamente perché tu lo faccia. Quando viaggiamo ci piace arrivare prima, ci piacciono i piccoli riti di spruzzarci in profumo nel duty free o esplorare un nuovo terminal ancora sconosciuto. Ah che mondo l’aeroporto!

    1. grazie Virginia, beh non è che ci vada ogni giorno, ma delle volte mi sono divertita ad andarci giusto solo per sentire il rombo dei motori

  20. E poi ci siamo noi, la famiglia col bambino che scappa da tutte le parti e che stanco di aspettare per ore che arrivi il suo momento di gioia mentre partirà l’aereo, piange e fa capricci per stare sempre in braccio al papà….
    Io lo capisco, altri genitori nella nostra situazione anche, ma ci sono persone che guardano di traverso un uomo che a fatica tiene sulle spalle suo figlio a qualsiasi costo per non recare fastidio ad altri. A parte questa micro butta esperienza si, adoro viaggiare e stare negli aerreoporti

    1. Grazie Laura… Si vede che nn ho bimbi! Grazie x il tuo caso, prox volta potremmo fare un post a 4 mani

  21. Io quelle poche volte che ho preso un’aereo mi sono sempre sofferta nell’osservare le persone che entrano ed escono dall’aeroporto. Un mix vero e proprio di culture. Poi adoro immaginarmi le loto storie.

  22. Finalmente una persona che la pensa come me!!! Non passo pomeriggi in aeroporto, eh, però, quando anch’io sono in partenza o mi trovo agli arrivi ad attendere qualcuno…osservo! Penso che gli aeroporti, come le stazioni, siano luoghi in cui la gente da il meglio di sè. Non esiste finzione, ma solo l’istinto, la verità vera e pura. Sono dei punti di osservazione per la gente, per guardarne e studiarne i comportamenti. Ci sono le coppiette, come hai detto tu, che, incuranti degli sguardi altrui, si siedono avvinghiati a scambiarsi effusioni. C’è il solitario erudito, che legge un bel libro e magari ti chiedi di che libro si tratta. C’è ancora quello, anzi, la maggior parte, purtroppo, che stanno sul telefono a scambiarsi cuoricini su instagram o a fare vocali su whatsapp. Ancora c’è chi sgranocchia le patatine e ti fa innervosire. Ma la cosa più bella secondo me è immaginare i dialoghi tra la gente lontana, di cui non odiamo i discorsi.

    1. Si beh Erika, non è che io ci vada ogni giorno, ma a volte mi è capitato di andarci un sabatao così solo per sentire il rumore degli aerei. per il resto mi piace osservare

  23. Non sono mai andata in aeroposto per “curiosare, inteso come osservare e riflettere. E’ un luogo che regala sempre tanto fascino, a volte si arriva “giusto in tempo” e non ci si sofferma a fare le giuste considerazioni che hai fatto tu 🙂

    1. Grazie Evelina per il commento, io adoro l’aeroporto come hai capito, soprattutto quando sono in partenza

  24. Sai cosa è la cosa che ci piace di più degli aeroporti? Gli arrivi! Quand si aprono le porte è sempre un’emozione! Gli occhi pieni di gioia delle persone, che aspettano i loro cari aldilà del gate,l’adrenalina che si prova all’arrivo di un nuovo posto da visitare, il tornare a casa!
    Ecco questo per noi è il momento più bello della vita in aeroporto

  25. Che bell’articolo e che bella riflessione!
    Anche a me capita di osservare le persone, quando sono in aeroporto (io tendenzialmente arrivo circa 3 ore prima del mio volo, sia mai che parta senza di me! Quindi mi resta un po’ di tempo, ecco!). Ammetto di aver anche ascoltato, tante volte. Durante l’ultimo viaggio di ritorno ho passato un’ora a osservare due bimbetti, probabilmente indiani, che giocavano insieme. Quando uno di loro ha leccato un sedile della sala d’attesa del gate, però, mi sono voltata :D. Ho anche assistito alla conversazione di una giovanissima coppia che sembrava dover decidere, durante quel viaggio, se concepire immediatamente il primo figlio o aspettare ancora un po’.
    Veramente un micromondo, questo “non luogo” che è l’aeroporto!

    Io non entro mai se non sto partendo, ma conosco qualcuno a cui capita spesso. Il mio compagno, che in aeroporto ci lavora! E lui, dal suo punto di vista “privilegiato”, nota le persone che vanno lì solo per vedere gli aerei o la gente partire. E vede moltissimi fotografi/fotoamatori staazionare in aeroporto per aggiudicarsi lo scatto più bello!
    E’ tutto un gioco di osservazioni, insomma!

    Concludo dicendo che sono con te, anche io sono la tizia conciata malissimo, spettinata e, nel viaggio di ritorno, con addosso dei jeans che potrebbero camminare da soli. Ma diciamocelo, è il bello di viaggiare, no? 🙂

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